lunedì 8 febbraio 2010

l'uomo folle

L’uomo folle, reso celebre da un tale che, invero, folle lo divenne davvero, ritiratosi nel suo eremo a meditare sulle cose del mondo, vergò alcune carte, negli intervalli della sua pazzia, in cui, lui che aveva proclamato la morte di Dio, provò, per assurdo, a dimostrarne l’esistenza.
«Dove vanno i nostri sogni? Dove va tutto quello che abbiamo vissuto? Qualcuno ci deve essere che li ricorda, ogni sogno, ogni attimo… E non solo quel che è stato, nella nostra mente notturna o nella vita diurna, ma anche ciò che avremmo voluto fare o essere, ogni vita possibile. È inconcepibile che tutto vada perduto. Dio, dunque, esiste… Chiamerò questa prova dell’esistenza di Dio: “ex coacta memoria omnium”. Ne moriar,
memoria…
 
Preghiera
Sublime archivista del passato, dell’attuale, di ogni possibile,
io ti prego di custodire gelosamente
ogni minimo moto dell’animo d’ogni piccolo atomo:
la passione che ci fu tra gli amanti,
poi distrutta da una vita troppo prosaica,
lo sguardo di compassione di chi poi uccise con ferocia,
i poemi mai scritti
di cui a stento sopravvive un verso in pagine abbandonate,
l’ultimo respiro di chi muore in solitudine,
queste parole che probabilmente nessuno potrà leggere...
[ad libitum]».

mercoledì 3 febbraio 2010

(D)io


«Chi sono io?» «Una vita che si piega solo momentaneamente alla morte, la speranza che non cancella il dolore ma risolve comunque il mistero e scioglie ogni dubbio… ». Il dubbio, il mistero, il dolore… Nicola è morto. Cosa rimane di lui? Il dubbio, il mistero, il dolore… E il profilo su Facebook: per quanti anni sopravviverà il simulacro al corpo reale di cui fu flebile espressione? Quante mail intaseranno invano la sua casella, vani inviti rivolti al nulla? Sopravviviamo a noi stessi nei meandri della Rete eterna…. «Chi sono io?» «Oggi sono uno, domani un altro? Sono tutt’e due insieme? Davanti agli uomini un simulatore e davanti a me uno spregevole vigliacco?»  Le parole sono così vuote, cembali tintinnanti. Chi fu Nicola? Guardo le foto, ma non riesco a penetrare il suo mistero. E lui ci riuscì? Moriamo. Finisce, improvvisamente, una notte come tante altre, una storia, la nostra storia. È morto Nicola… «Ah, mi spiace… Stasera andiamo a cinema?» Chi ci conobbe realmente? Noi ci conoscemmo realmente? Che pretesa assurda! Poter vivere e comprendere la nostra esistenza! Morremo. E il senso che ci eravamo ostinati a dare alle nostre azioni svanirà con l’ultimo nostro respiro, flatus sine voce. Sarà stato tutto insensato? Sì, tutto. Nessuno ci conobbe, neanche noi stessi. «Chi sono io? Questo porre domande da soli è derisione. Chiunque io sia, tu mi conosci, o Dio, io sono tuo!» Dunque, questa è l’unica prova (ex cordis nescentia) dell’esistenza (dovuta) di Dio.
(alcune delle frasi virgolettate sono di Dietrich Bonhoeffer)