giovedì 23 febbraio 2012

de amicitia


Il mio amico Luca ha postato un commento in una di queste pagine. Ricordava delle riflessioni di tanti anni fa sulla neve. Che ricordavo anch’io. Invidiavo alla sua scrittura l’elegia dolente, che mi era preclusa nei nostri primi impetuosi e appassionati tentativi. Ma non era a questo che pensavo oggi… Ci sentiamo nel corso dell’anno. E riusciamo a vederci almeno due volte, se va bene una terza. Luca si è stabilito a Potenza per insegnare. Lasciandomi scosso, vedendolo single destinato a vagare nel mondo come l’ebreo errante, si è sposato, ha fatto tre figli, dedicandosi esclusivamente alla loro cura e al suo lavoro di insegnante. Mi sono sempre sentito un po’ defraudato. Ho perso il mio amico più caro. Certo, ci sentiamo, ci vediamo, ci scriviamo. Ma non è la stessa cosa. Luca è stato la mia “metà” negli anni decisivi della mia vita, quelli in cui mi sono formato. Abbiamo condiviso, credo, tutto. Quando stavo per “mettermi” con Rosaria, sentii il bisogno di raggiungerlo per parlargli della cosa. Abbiamo iniziato a scrivere insieme, a leggere insieme (io scoprii Hesse, lui Pavese). Solo per un caso disgraziato non abbiamo potuto fare l’università insieme (io a Roma, lui a Napoli). Luca era di casa da noi. Trascorrevamo intere giornate insieme. Occupavamo il tempo in maniera meravigliosa: giocavamo a pallone sotto casa mia (in una via in cui ora le macchine costituiscono una fila senza soluzione di continuità), ci sfidavamo a Subbuteo, gareggiavamo con una memorabile pista di macchine da corsa. Dopo gli anni universitari, vivemmo insieme la (per noi) vertiginosa avventura intellettuale de «la rosa necessaria», condividendo la medesima idea di un’arte impegnata (sebbene io all’epoca fossi sotto l’influsso potente di Fortini e lui amasse ancora Pavese e Pasolini). È stato confidente, spalla su cui piangere, braccio operativo di molte intuizioni.

[Luca e G. Amor sine modo. Absolutus: dalle convenzioni sociali, dal passato, dal futuro, soprattutto. Contra spem. Entrambi abbiamo, dunque, attraversato, in forma diversa, la morte, uscendone trasformati per sempre.]

La vita mi ha donato tanti amici cari: Enrico, Tullio, Stefano… Tutti amici de lonh. Ma Luca, con cui ci siamo tirati insieme dalle elementari, riscoprendoci dopo la parentesi delle medie, è “l’amico”. Per questo la sua lontananza ancora oggi mi irrita come una frode subita dalla vita, e non meritata. Perché so che, se lui fosse qui, anche i giorni più amari potrebbero stemperarsi in un racconto. Mentre i nostri figli giocano insieme, potremmo chiacchierare del più e del meno, dai massimi sistemi alle piccole incombenze della nostra prosa quotidiana. Soprattutto potremmo insegnare insieme e continuare a fare progetti di riviste o di associazioni culturali. E, invece, il destino cinico e baro ha deciso altrimenti. Aristotele scrive nell’Etica Nicomachea: «Bisogna, poi, anche fare l’esperienza di una consuetudine di vita in comune, il che è difficilissimo». La lontananza è come il vento… Il posto che Luca occupava non è stato preso da nessuno. È rimasto vuoto. E, poiché non c’è più questa consuetudine di vita in comune, non ho più la spalla su cui piangere, il compagno di avventure intellettuali, il fidato consigliere nelle scelte importanti. Orfano precocemente di madre, simbolicamente ben presto anche di padre, senza più l’amico che pianse mia madre quanto me, vegliandola nel giardino del Gemelli… Lo scrivo con un sorriso apparentemente stonato rispetto alla gravitas di ciò che evoco. Perché dovrei vedere, come sempre, il lato “meraviglioso” di quanto ho avuto in dono: mia madre c’è stata, e vive non solo nel mio ricordo e in quello di tanti altri, ma soprattutto nel mio agire (e veglia come una presenza benigna). Ho avuto un’amicizia “assoluta” (sfidando, come spesso ci capita, gli dei, volemmo scrivere su una nostra foto insieme: «Due per l’eternità»), che non tutti sperimentano. E, malgrado la lontananza, so che, quando, inevitabilmente, mi capiterà il mio “giorno di dolore”, Luca ci sarà.
Sarebbe stato bello invecchiare insieme. Questo il mio unico rammarico. E vedere insieme crescere i nostri figli, la nostra promessa d’eternità.
Me ama. Vale.

1 commento:

Aia_Cipu ha detto...

Siete riuscito ad emozionare ancora.