sabato 27 febbraio 2016

intelligenza collettiva/connettiva e politica



Un recente inserto del Sole 24 Ore («Nòva. Lezioni di futuro», n. 14) è dedicato alla intelligenza collettiva. Sottotitolo: Come funzionano le reti di informazioni e che cosa ci possiamo fare. Ne intreccio il contenuto con le riflessioni degli ultimi anni dedicate al pensiero politico (e filosofico) di Hannah Arendt. In America la pensatrice ebreo-tedesca ebbe l’ardire di coniugare la ripresa heideggeriana della distinzione fra ποίησις (che il suo scopo fuori di sé, ad esempio nel plasmare un manufatto) e πρξις (che ha il suo scopo in sé, ad esempio nel suonare il flauto), distinzione presente in Aristotele, con una originale (e geniale) rilettura della Critica del Giudizio di Kant, secondo la quale la facoltà del Giudizio sarebbe eminentemente “politica”, rendendo possibile l’accordo (non fondato su giudizi “conoscitivi”, quelli che sono alla base della scienza) fra gli uomini.  Sia in Vita activa che nelle lezioni rimaste allo stato di frammento raccolte in Che cos’è la politica? la Arendt ribadisce continuamente che la politica ha a che fare con la pluralità degli uomini, con il fatto che non c’è l’Uomo ma gli uomini. Ho sempre pensato che la filosofia della Arendt fosse l’unica in grado di pensare il superamento del platonismo politico che, in forme diverse, domina la tradizione occidentale. In senso lato, indico come platonismo politico ogni filosofia politica che mira alla reductio ad unum della pluralità costitutiva della sfera politica attraverso il principio della delega (ad un monarca o ad un’assemblea) da una parte, dall’altra ogni filosofia politica che pensa la politica come sfera riservata ad una schiera eletta di filosofi, specialisti, tecnici.
Superare Platone, dunque, significherebbe da una parte ritenere impropria ogni reductio ad unum, valorizzando la costitutiva pluralità dell’umano, in ambito politico, dall’altro, recuperando la radice sana della democrazia ateniese, iniziare a pensare che ogni cittadino, in quanto tale e a prescindere dalle competenze di cui è portatore, debba essere chiamato a decidere della cosa pubblica.
L’evoluzione dell’umanità, che ha avuto tappe decisive nell’invenzione della scrittura e della stampa a caratteri mobili, oggi, grazie alla connettività planetaria, rende possibile immaginare la concreta realizzazione della teoria politica arendtiana, per altro prefigurata in ogni esperienza (dalle assemblee rivoluzionare americane ai soviet del 1917 in Russia) in cui gli uomini sono stati chiamati a partecipare senza delega e in quanto cittadini alle decisioni che li riguardavano. L’intelligenza connettiva può trasformarsi in intelligenza collettiva, in cui ciascuno, rimanendo se stesso, contribuisce alla soluzione di problemi della collettività. 
Il salto evolutivo è vertiginoso. Val la pena pensarlo e prepararlo.

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