lunedì 18 aprile 2016

Diario politico 17 (Le pietre e il popolo)


Il 15 scorso abbiamo presentato la parte della “Bozza di Programma” relativa alla cultura e alle arti. La data non era casuale: la Giornata mondiale dell’arte.
La campagna elettorale è stata da subito infiammata su questi argomenti, come è naturale che sia, essendo uno dei candidati Sindaci attuale assessore alla cultura da dieci anni e giocandosi molta della sua credibilità su quanto fatto. Purtroppo per lui si è scomodato addirittura Roberto Saviano per scrivere che Benevento è un «gioiello incastonato nel deserto», evocando un decennio di assoluta inerzia in cui una città con grandi potenzialità è rimasta tagliata fuori dai circuiti turistici, senza che nulla si facesse per creare rete con realtà vicine e più note.
Io vorrei fare un passo indietro. Qualche anno fa, come Liceo Classico, invitammo Tomaso Montanari che ci illuminò con parole per me rimaste preziose: le “pietre” di cui sono fatte le nostre città vanno amate di per sé dal “popolo” che le vive. Solo da questo amore, come conseguenza naturale, scaturirà la cura e, dunque, il fascino che esse eserciteranno su chi sentirà il bisogno di vederle, toccarle, ammirarle.

Quello che è mancato e manca a Benevento non è solo una pianificazione più intelligente e coordinata dell’offerta turistica ma prima di tutto l’amore per le proprie pietre.
Nel mio intervento ho ironizzato proprio sulla pretesa di Raffaele Del Vecchio di “iniziare” ora un percorso: cosa ha fino ad ora, mi sono chiesto? L’altro competitor del M5S è l’anziano Clemente Mastella, ridottosi oramai al rango di ras di provincia, inseguendo la chimera di una rinascita in grande stile a partire da un piccolo comune con le casse comunali che rasentano il dissesto. Egli evoca da una parte i gloriosi anni Ottanta (che furono però anche il decennio della spesa pubblica “pazza” sia a livello nazionale che locale), dall’altra una mitizzata rassegna (“Quattro notti e più di luna piena”) che è a me è sempre parsa un sagra paesana in grande (senza offesa per le sagre!).
Non entro nel merito della nostra proposta. Chi vorrà potrà leggerla e integrarla.
Mi interessa soffermarmi sulla “Premessa” di metodo: «Il principio generale sarà quello della partecipazione ampia di tutti i soggetti competenti alla programma-zione delle attività artistico-culturali della città e il coinvolgimento attivo degli operatori economici per pianificare al meglio la gestione dell’accoglienza e della mobilità dei turisti». La partecipazione è il principio che ispira tutto l’agire del M5S. Questo deve valere anche in campo artistico-culturale. Non si può più immaginare iniziative che nascano nella testa di un assessore totalmente sganciate dal territorio e dai “sensori” su di esso disseminati. 
Accadde qualcosa del genere con “Muralia”. Il modello era: 
a) colonizzazione culturale (Sgarbi);
b) altissima uso di risorse solo pubbliche;
c) imitazione di modelli “stranieri”. 
Giustamente Mimmo Paladino ebbe parole taglienti sull'iniziativa. Bisogna ribaltarlo questo modello, valorizzando in primis tutti i talenti locali (nella programmazione) e stimolando l’attivazione di risorse economiche “dal basso”. Di qui la proposta di una “Consulta” e di un “Palazzo della cultura e delle arti”. Provocatoria, se è vero che nel 2013 Del Vecchio provò a vararla con intenti meramente elettorali. Ma il modello cui il PD si ispira è totalmente altro: top-down (calato dall’alto) e mirante a creare operatori “fedeli” politicamente. L'attuale candidato sindaco del PD dichiarava: «Non un concorso, non un appalto, ma un bando aperto in grado di formare una consulta pubblica per dotare alla città di Benevento quello scatto, anche a livello di incoming, che manca per il decollo delle politiche culturali». Un'altra delle buone intenzioni di cui è lastricato l'infernuccio beneventano cui ci ha condotto il giovane Del Vecchio.
Antonello Rapuano, finissimo musicista che ha deciso di “metterci la faccia”, ha scritto: «Il Movimento 5 Stelle è la prima espressione concreta che prova a realizzare un modello orizzontale che permette di ridurre ai minimi lo sviluppo di gerarchie verticali».
Quando parlo di “rivoluzione gentile” intendo dire che siamo di fronte ad un’occasione storica unica per Benevento: non solo cambiare una classe dirigente votata al trasformismo, che oscilla quest’anno dalla padella Del Vecchio alla brace Mastella, ma anche metodi per governare. Gli altri, a qualunque colore appartengano, chiedono deleghe in bianco, noi ci proponiamo come portavoce della comunità cui apparteniamo. Perché le “pietre” abbiano finalmente il rispetto che meritano e il “popolo” abbia, attraverso di noi, la sua voce.

1 commento:

Unknown ha detto...

Non si puo immaginare un futuro se non si da il giusto valore alle origini e al passato. A quelle pietre che i nostri avi hanno posto con fatiche immane, quardando all' arte e alla bellezza prima che al profitto. Complimenti.