domenica 15 maggio 2016

Diario politico 22 (Del Vecchio sive de futuro)



Ho assistito all’incontro organizzato dal Movimento Lotta per la Casa in una scuola media occupata a Ponticelli, cui erano presenti sei candidati sindaci (assente Mastella).


Dopo l’incontro Raffaele Tibaldi ha diramato un duro comunicato: «L’incontro di ieri pomeriggio, organizzato dal Movimento di Lotta per la Casa, è stato un esempio perfetto di rapporto sadomasochista tra vittime e carnefice: lo dicono chiaramente i dati elettorali che vedono le persone del suddetto movimento da sempre vicine a chi amministra la città e da sempre incapaci nel trovare una soluzione definitiva al loro problema. La messa in scena di ieri serviva a dare risalto alla 'grande capacità' dell’amministrazione uscente non nel trovare la soluzione (che in 10 anni pare non essere mai stata trovata) ma di emergere come grandi conoscitori del problema: veri professionisti del nulla». 
Si sarebbe trattato, insomma, di un gioco delle parti, confermato da altri segnali (le parole pronunziate sulla questione in apertura di campagna elettorale al Teatro Libertà da Del Vecchio, l’apprezzamento da parte del leader del Movimento, Pasquale Basile, per le proposte sull’argomento dello stesso vicesindaco, infine la presenza nelle liste a sostegno del centrosinistra della sorella di Basile). 


Le affermazioni di Tibaldi avranno conferma o saranno smentite (come auspico) nel corso dei prossimi mesi. A me servivano solo per focalizzare la strategia di Raffaele Del Vecchio in quella circostanza.
Premetto che lo considero, sin dall’inizio, un candidato “debole” della compagine di centrosinistra, che invece ha assemblato delle liste estremamente competitive (secondo i canoni della vecchissima politica: gente che “controlla” – uso il termine senza sfumature negative, per sottolineare che si tratta di voti certi – pacchetti corposi). La debolezza nasce da più fattori:
1) è stato un candidato imposto manu militari da Umberto Del Basso De Caro, senza accettare mediazioni con alleati e correnti interne;
2) Del Vecchio non è amato da una parte del suo partito e della sua coalizione (le tensioni con Fausto Pepe hanno percorso tutto il secondo quinquennio al punto da potersi dire  che ci si trovava di fronte a due giunte parallele);
3) Raffaele non ha “carisma” e non ha capacità di parlare al cuore.
Andiamo al punto che mi interessa di più. A mio avviso il gruppo che lo circonda sta sbagliando completamente comunicazione e campagna elettorale, investendo su due cose: la competenza e la progettazione del futuro.
Sono partito dall’incontro di Ponticelli perché quasi ossessivamente Raffaele accusava, nei modi civili che per altro gli sono consueti, i suoi competitor presenti di essere poco preparati sull’argomento, di non conoscere le leggi e le procedure relative all’edilizia popolare et cetera. Insomma, lì e altrove, nei focus che si stanno organizzando e finanche in  note stampa cervellotiche ed estremamente analitiche, cerca una legittimazione che nasca dalla sua “competenza”. L’errore è nel credere che l’elettore in questa fase scelga con la “testa” e non con il cuore. Del Vecchio non è riuscito a trovare neanche una parola che facesse breccia nel cuore dell’elettorato. Non è nel suo stile.  
Personalmente ho tre obiezioni da fare:
1) è ancora legittima la politica “come professione”? Addirittura Raffaele Tibaldi in questi giorni, che non è tacciabile di “grillismo”, auspica la fine di tale idea della politica e prospetta un mandato sindacale di tre anni!
2)  Non è assolutamente scontato avere tali “competenze” dopo tanti anni di presenza stabile nel Palazzo del potere?
3) (La più seria delle obiezioni.) A cosa è servito in questi anni avere tali competenze se i problemi, e dico molti problemi, non solo quelli relativi ai senza casa, non sono stati non dico risolti ma neanche affrontati o addirittura creati? Insomma, la conoscenza (qui faccio un po’ il professore) non è “competenza”. «La competenza è essenzialmente ciò che una persona dimostra di saper fare (anche intellettualmente) in modo efficace, in relazione ad un determinato obbiettivo, compito o attività in un determinato ambito disciplinare o professionale. Il risultato dimostrabile ed osservabile di questo comportamento competente è la prestazione o la performance» (Rosario Drago). Le prestazioni della giunta Pepe/Del Vecchio sono state mediocri (ad esser generosi), decisamente al di sotto della sufficienza (se vogliamo essere oggettivi). 
 
La seconda questione (ne ho già parlato). Gli spin doctor di Del Vecchio hanno focalizzato la campagna elettorale sul progetto e sul futuro. Anche la grafica va in questa direzione. Nel manifesto, che ha scelto un rosso fiammeggiante per ammiccare alla tradizione da cui dovrebbero (il condizionale è d’obbligo, vista la presenza in lista di ex destrorsi storici come Capezzone) venire i candidati. Raffaele non guarda (a differenza di Mastella) negli occhi il cittadino. Guarda altrove. Guarda al futuro. Perché lo spettacolo che avrebbe sotto gli occhi sarebbe desolante: letteralmente una "Waste Land", una terra desolata e sporca, piena di immondizia e di non-luoghi prodotti dall'incuria della sua amministrazione. Meglio guardare alto, guardare altrove. 


Il presente, insomma, non si può e non si deve guardare. «Solo futuro»: questo lo slogan ripetuto. D’altronde il progetto iniziale era quello di mostrarsi in discontinuità con la giunta di cui è ancora parte, di “ripartire” (altro slogan). Di qui l’enfasi sulle cose da fare. Nella campagna parallela, invece, Fausto Pepe rivendica quanto fatto (ma l’unico successo mediatico è quello della Spina Verde). Insomma, due campagne parallele non amalgamate e gonfie di diffidenza sulla “lealtà” del gruppo che si riconosce intorno al Sindaco.


Credo che l’onestà intellettuale ci imponga di partire dalla “realtà fattuale”, i cui simboli a Benevento sono il fallimento dell’AMTS, la situazione debitoria del Comune e il Malies. Partire dal presente non significa ritenerlo immodificabile o viverlo con rassegnazione. Mi pare atteggiamento umile, unico propedeutico ad una crescita complessiva della città che deve avere di nuovo un grande sogno, certo. Essere realisti ed utopisti nello stesso tempo, ho scritto qualche mese fa. Lo ripeto. Altrimenti c’è lo sguardo perso nel futuro di Del Vecchio o l’ammiccamento di Mastella privo di qualunque conoscenza reale della città e di un progetto originale. 

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