martedì 24 maggio 2016

Diario politico 24 (Mi rivolto, dunque siamo)


«Mi rivolto, dunque siamo». Questa frase straordinaria di Albert Camus potrebbe essere la sintesi dell’assalto al cielo che un manipolo di coraggiosi sta tentando a Benevento. Lottando con enormi apparati, dotati di mezzi e denaro, capaci di controllare, orientare o occupare i media locali, queste 33 persone vogliono scrivere una pagine di storia beneventana, mandando a casa chi l’ha malgovernata nell’ultimo decennio, impedendo nello stesso tempo la restaurazione del vecchio potere democristiano e clericale, incarnato da Clemente Mastella.



Ma come sconfiggere questi Leviatani in sedicesimo, questi piccoli Moloch di provincia che fanno del controllo delle risorse pubbliche lo strumento per ampliare le proprie clientele e continuare ad alimentare le loro vite tutte politiche, piene di ambizioni personali? Molti amici che incontro in questi giorni scuotono la testa: «Non ce la potete fare. Si comprano i voti... Voi non sapete di cosa sono capaci». Ma è proprio perché lo sappiamo che vogliamo mandarli a casa una volta per tutte. E quali armi mai potremmo usare in questa lotta “di liberazione”? Io direi che ne abbiamo un paio. La prima è la volontà di essere onesti. Non l’onestà (perché ciascuno di noi può cadere in tentazione e sbagliare) ma l’anelito, l’aspirazione ad essa, che accetti delle regole ferree di comportamento (a partire dal certificato del casellario che abbiamo dovuto esibire per essere in lista). L’onestà, sia chiaro, non può (e non deve) essere un programma politico. Ma la condizione per ogni buona politica sì. Viviamo purtroppo in un tempo senza vergogna. Il nostro compito storico, qui, ora, a Benevento, in Italia, è ripristinare la decenza pubblica. Il politico deve tornare ad essere un modello virtuoso di comportamento, soprattutto per i più giovani, che associano invece alla politica la corruzione e il latrocinio. 

La seconda arma è il gruppo. Sia chiaro: so benissimo che anche noi siamo percorsi da tensioni interne, che ci sono anime diverse nel MoVimento, anche a livello locale, spesso confliggenti. Eppure, malgrado tutto, avverto potentemente uno spirito comunitario, il senso di essere un “noi” che mi sostiene nei momenti di stanchezza. Dalla rivolta individuale è nata un’identità collettiva. Questa è la nostra forza. Noi siamo. E per questo che non troverete mai nei miei scritti di questi mesi una richiesta di voto sulla mia persona. Sono persuaso che ciascuno dei 32 candidati del M5S sia il “medium” di ideali, principi, progetti. Sono persuaso che chiunque di noi andrà a rappresentarci nel Consiglio comunale sarà fedele a quei principi e a quegli ideali. Vedo le facce sui manifesti degli altri. Uomini e donne solitari che galleggiano nel vuoto, tra simboli vuoti e insulsi slogan. Ciascuno per sé in una affannosa corsa verso una scranno che significa potere, ascesa sociale, per alcuni denaro, sistemazione. Noi siamo un’altra cosa. Per questo il mio invito è votare due chiunque di noi.
Io sono Luca, Ivano, Gabriella, Cosimo, Francesco, Carlo, Lucia, Gianfranco, Carlo, Danilo, Silvana, Giovanni, Stefano, Vittorio, Franco, Giovanni, Aniga, Stefano, Sandra, Ermanno, Gerardo, Pierluigi, Carmine, Anna Maria, Annarita, Anna, Antonello, Sabrina, Concetta, Raffaella, Aldo. E sono Marianna, ovviamente.

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