martedì 6 settembre 2016

La rivoluzione gentile 5 (Il mastellismo, biografia di una città)


Città-Spettacolo è sempre stata una sorta di ordalia, un “giudizio di Dio” sull’amministrazione ma anche il momento in cui la città “si mette in scena”. Mai come quest’anno Benevento è salita sul palco: si è esibita. Sottovalutare questo aspetto, come molti critici aprioristici hanno fatto e stanno facendo, sarebbe un errore grossolano. Qui non siamo di fronte alla semplice luna di miele che è concessa ad ogni politico nei primi mesi del suo mandato ma ad una “corrispondenza d’amorosi sensi” fra la città e il suo nuovo Sindaco.
Il mastellismo potrebbe essere definito “biografia di una città”. Mai un politico espresse pregi e vizi di una comunità in maniera così equanime.  Per altro, quelli che a molti appaiono vizi agli occhi di altri sono virtù: Mastella che canta, Mastella che dialoga con il Vescovo su Francesco, Mastella che suona i piatti… Certo, si è detto, presenzialismo, narcisismo. Proviamo ad immaginare Umberto Del Basso De Caro o Raffaele Del Vecchio che fanno le stesse cose… In Mastella la gente può riconoscersi. Non c’è distanza, non c’è separatezza.
La rassegna ci ha detto – questo il dato per me più impressionante – che la gente ha bisogno di sentirsi parte di una comunità viva. I grandi nomi sono stati il pretesto per una pulsione profonda che va compresa. Ancora una volta, non riconoscerlo sarebbe segno di cecità imperdonabile.
Dunque, per parafrasare un caro amico che oscilla sempre fra l’analisi seria e la provocazione faceta, «il vero grillino plaude Mastella»? No, al contrario. Riconosce che egli è in sintonia con il suo popolo. 
Allora, e qui parlo alla mia parte, la sfida, alta, politica e culturale nello stesso tempo, è andare oltre questo “rispecchiamento” mimetico. Anche noi, mi dico, dobbiamo essere in sintonia con la comunità cui apparteniamo, ma senza appiattirci su di essa, con lo sguardo che è oltre, che immagina la possibilità, pur nella fedeltà alla storia, di contaminare e arricchire tale storia . Se la classe dirigente del centrosinistra era totalmente avulsa dalla realtà, chiusa in un mondo autoreferenziale, se Mastella (uomo solo, in fondo, senza partiti di peso, senza classe dirigente, se non rare eccezioni che si contano sulla punta delle dita) è totalmente dentro una realtà che appare, dunque, immodificabile e destinata a ripetere sempre il medesimo, ebbene ci deve essere una terza via, tutta da inventare, nelle pratiche comunitarie, nelle proposte culturali, addirittura nelle forme della comunicazione che sta a noi percorrere.