martedì 27 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 27 (I candidati alla Camera per l'uninominale)

Mentre si avvicina la conclusione (sotto la neve!) di questa breve e intensa campagna elettorale, vorrei soffermarmi sulle candidature nei collegi uninominali.
Premessa: il sistema elettorale è pessimo. Notoriamente è stato costruito per danneggiare il M5S, e ha finito per favorire un’aggregazione confusa, soprattutto a destra, di progetti e proposte eterogenei e incompatibili. Il M5S aveva trovato l’accordo con il PD sul cosiddetto “tedeschellum”, vicino all’idea di legge elettorale votata dalla Rete.
Mi soffermerò (in due post diversi) solo su quei candidati che hanno chance concrete di essere eletti. In altre liste ce ne sono di buoni o ottimi (alcuni amici cari o carissimi, come Amerigo Ciervo, a cui va il mio in bocca al lupo), ma la loro partecipazione è simbolica (argomentazione che si ritrova in Flores d'Arcais), in un sistema divenuto sostanzialmente tripolare (sebbene i sondaggi più accreditati in Campania riducano lo scontro al M5S e al Centrodestra). 
Alla Camera il Centrosinistra schiera Carmine Valentino
Sindaco di S. Agata de’ Goti, appartenente al ristrettissimo cerchio (o triangolo?) magico di Del Basso De Caro (con Ricci, Presidente della Provincia, e Mortaruolo, consigliere regionale), Valentino (nato nel 1972), perito agrario, inizia la sua attività politica nella DC, prosegue nel Partito popolare, poi nella Margherita, per approdare al PD. Viene eletto nel 2011 consigliere comunale nel suo paese e ne diviene Assessore. Nel 2003 viene eletto consigliere provinciale, e diviene Assessore alle Finanze (fino al 2008). Nel 2004 era stato intanto rieletto consigliere a S. Agata e confermato Assessore. Nel 2008 viene rieletto alla Provincia e diviene Assessore della giunta Cimitile. Nel 2009 diviene Sindaco del suo paese, riconfermato nel 2014. Dal 2016 è Segretario provinciale del PD. Forte in lui il retaggio della formazione democristiana, si ricorda una infelice presa di posizione per la chiusura della Biblioteca Melenzio. Politico “professionista” a tutto tondo, il suo merito maggiore è quello di aggregare voti e consenso.
Il Centrodestra, invece, si presenta con il volto di Fernando Errico. Medico, fortemente radicato nella sua comunità (S. Nicola Manfredi), fedelissimo di Clemente Mastella, segretario provinciale dell’Udeur, nel 2005 diviene consigliere regionale del partito (ne è capogruppo). Nel gennaio 2008 viene coinvolto nel terremoto giudiziario che coinvolge il partito e fa cadere il governo Prodi. Ne esce definitivamente assolto nel settembre 2017. Nel 2011 diviene Sindaco di San Nicola, viene rieletto nel 2016. Dopo la rottura con Mastella, si avvicina a Nunzia De Girolamo nel 2015 prima in NCD e poi in Forza Italia. 
Figura di politico del Sud addirittura paradigmatica: medico del suo paese, Sindaco, fa esperienza alla Regione, ora tenta il grande salto sostenuto dall'ex Ministro delle Politiche Agricole. Necessaria una parentesi su quest’ultima: credendo di essere la zarina del berlusconismo nel Sannio, ha assunto atteggiamenti arroganti, sopperendo alla sua rinomata mancanza di voti personali con l’avvicinamento di consiglieri comunali come Vincenzo Sguera e Luigi Scarinzi, ma non accorgendosi della geniale manovra di accerchiamento che Clemente Mastella e altri leader forzitalioti campani (memori del suo “tradimento” a favore di Alfano) le stavano preparando. A poche ore dalla chiusura delle liste, ha scoperto di esser stata esiliata ad Imola, mentre Sandra Mastella era capolista nel Sannio e il marito entrava, portando tutto il suo carico di voti e consiglieri, in Forza Italia. Mastella è politico machiavellico e spietato nei confronti degli avversari. Lo ha dimostrato ancora una volta. Difficile perdoni a Errico il suo tradimento.
Il M5S candida alla Camera, per l’uninominale, Angela Ianaro. Giannoniana, docente e ricercatrice di farmacologia alla “Federico II” con esperienza internazionale, segnata dalla precoce scomparsa della madre, che la indirizzerà alla specializzazioni sui farmaci oncologici, da sempre simpatizzante del Movimento, mai impegnata prima in politica. 
Durante la campagna elettorale è stata al centro di una stucchevole polemica, dalla quale è uscita con classe e grazia, che sono le cifre della sua personalità. 
Angela è una madre (ruolo che rivendica, sottolineando quanto sia complesso per lei continuare a farlo in questi giorno ma anche doveroso), una docente (molto amata dagli studenti), una ricercatrice presente in molti simposi nel mondo. 
È il frutto di una scelta, a mio avviso lungimirante, del Movimento: aprirsi a quanto di meglio i territori producono nel mondo delle professioni, dell’Università, della scuola, di quella che, insomma, un tempo si chiamava “società civile” per dare una classe dirigente completamente nuova al Paese, accanto ad attivisti di provato valore e fedeli ai principi fondanti il Movimento.
I suoi interventi in questi giorni hanno coniugato ragione e sentimento, testa e cuore. Eccone alcuni per farsi un’idea della qualità della persona.
Ospedali
Sanità
Sanità
Agricoltura
Decremento demografico
Mi sono limitato a mettere insieme tre biografie, sicuramente lacunose. Ovviamente io sono partigiano. 
Ai lettori e agli elettori la scelta.


domenica 25 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 26 (Lavoro, flexicurity, economia)

Il 23 febbraio il M5S di Benevento ha organizzato un evento focalizzato sul tema del lavoro e dell’economia, illustrando il Programma del Movimento.

PREMESSA
Il lavoro e e l’economia di questo scorcio di millennio possono essere compresi solo a partire da tre eventi combinati: la globalizzazione economica, la rivoluzione tecnologica e la “grande recessione” avviatasi nel 2008 in America.

1. RIVOLUZIONE TECNOLOGICA
Per orientarsi nel presente sono necessarie delle guide.
La fine del lavoro
Beppe Grillo ricorda come Jeremy Rifkin già nel 1995 annunziasse l’imminente “fine del lavoro”.
«L’Era Industriale mise fine al lavoro degli schiavi. L’Era dell’Accesso metterà fine al lavoro salariato di massa. Questa è l’occasione e la sfida che l’economia mondiale ha di fronte, mentre ci muoviamo nella nuova era della tecnologia intelligente. Liberare intere generazioni dalle lunghe ore trascorse sul posto di lavoro potrebbe annunciare un secondo Rinascimento per la razza umana o portare a una grande divisione e allo sconvolgimento sociale. La questione centrale è: che cosa facciamo dei milioni di giovani lavoratori di cui si avrà poco o nessun bisogno in un’economia globale sempre più automatizzata?»

La grande trasformazione

Il libro di Karl Polanyi è fondamentale perché consente di pensare le "rivoluzioni" produttive ed economiche non come fenomeni naturali. La prima rivoluzione industriale sarebbe potuta essere diverse se la politica avesse deciso di "guidarla" tutelando tutti i cittadini e non asservendosi ad ideologie (che poi Marx smaschererà come ideologia "borghesi"). 
La tesi fondamentale di Polanyi riguarda la negazione della "naturalità" della società di mercato, ritenuta piuttosto un'anomalia nella storia della società umana (che lo porta a rifiutare l'identificazione dell'economia umana con la sua forma mercantile) e il concetto normativo di embeddedness. L'economia non è avulsa dalla società, ma non può che essere embedded, vale a dire integrata, radicata proprio all'interno della società. 
Lo stesso discorso può applicarsi alla globalizzazione che le ideologie liberali e liberiste hanno imposto, nell'immaginario comune, come un evento naturale e non controllabile nei suoi effetti nefasti.

La nuova rivoluzione delle macchine

Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee, con il loro libro La nuova rivoluzione delle macchine, cercano di spiegare l’enorme impatto della tecnologia sul mondo contemporaneo. 
«Questo è un libro sulla seconda età delle macchine in pieno corso, su un punto di svolta nella storia delle nostre economie e società grazie al digitale». 

2. GLOBALIZZAZIONE
Quali sono gli elementi fondamentali della globalizzazione avviatasi negli anni Ottanta? La finanziarizzazione dell’economia, la sottomissione della politica all’economia, la liberalizzazione, la deregulation, la delocalizzazione delle produzioni, l'egemonia delle ideologie neo-liberiste, la riduzione della sovranità statale.

3. DECRESCITA E LIMITE
Molti ritengono il M5S un movimento “nazionalista”, addirittura xenofobo. Accuse rilanciate, anche se assai flebilmente, in questi giorni da uno sparuto gruppo di avversari politici. Cerco pazientemente di spiegare loro che il “nazionalismo” a cinque stelle (se vogliamo usare il termine) non ha nulla di identitario. Esso si fonda sul bisogno profondo di “radicamento”, illustrato in maniera mirabile da Simone Weil durante la seconda guerra mondiale, e, soprattutto, sull’urgenza di arginare la potenza sradicante della globalizzazione selvaggia. 
«Non è possibile soddisfare l'esigenza di verità di un popolo se tal fine non si riesce a trovare uomini che amino la verità. Il radicamento è forse il bisogno più importante e più misconosciuto dell'anima umana. È tra i più difficili da definire». 
Un autore prezioso a capire perché la globalizzazione vada contrastata, potenziando di nuovo gli Stati nazionali, è Serge Latouche, il teorico della decrescita conviviale.
«L’uomo, lo zóon politikón di Aristotele, in quanto animale sociale, è sempre vissuto all’interno di un’entità politica. [...] Anche nei suoi spostamenti, la tribù itinerante ha i propri limiti, che sono di appartenenza e di identità. Accade dunque che il limite politico si confonda con il limite culturale. Tuttavia, l’illimitatezza occidentale concerne anche la politica. Riguarda da una parte la cancellazione, per così dire orizzontale, delle frontiere e l’emergere di un caos planetario».
Il libro illumina sul nesso necessario tra rifiuto della globalizzazione selvaggia e necessità della decrescita, ovvero di una nuova idea dell'economia, presente nel Programma del M5S e nei 20 punti.



4. EUROPA/EURO
Io sono convintamente europeista. Amo il sogno che fu sognato da Spinelli e Rossi a Ventotene. Amo l’Europa plurale dei popoli che vuole mettere una pietra sulla secolare storia di guerre fratricide. Contesto però l’Europa delle banche, l’Europa costruita a partire non da una Costituzione comune ma da una moneta unica che sin dall’inizio è stata moneta carolingia, moneta franco-tedesca, pensata per essere funzionale alle economie di questi due paesi e devastante invece per l’economia italiana, coniugandosi a politiche di austerity che storicamente sono espressioni di oligarchie conservatrici. E permettetemi di ricordare ancora una volta cosa sia il fiscal compact, il patto di bilancio europeo, che costituisce con l’euro carolingio un combinato disposto. Il 30 gennaio 2012 i rappresentanti degli esecutivi dei paesi dell'Unione, costituenti il Consiglio europeo, con l'eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, hanno approvato il nuovo patto di bilancio, denominato "fiscal compact". Tale patto non è mai passato al vaglio del Parlamento Europeo, né è stato proposto come direttiva dalla Commissione (deputata dai trattati di Maastricht e di Lisbona a implementare le politiche europee stabilite in sede di Consiglio europeo), che in quanto tale avrebbe dovuto essere approvata dal Parla-mento europeo. Quest'ultimo, con una mozione a larga maggioranza, si è peraltro espresso autonomamente contro il "fiscal compact", senza che peraltro tale pronunciamento abbia avuto valore cogente, in quanto il Parlamento europeo non gode di iniziativa legislativa, ma può solo - legislativamente - limitarsi ad approvare o respingere direttive della Commissione.
Bisogna discutere l’euro, discutere le politiche economiche europee. Bisogna rimettere in discussione il fiscal compact... Come fa Azzariti.
5. NEW DEAL
Nel 2007-2008 ebbe inizio quella che oggi viene definita “grande recessione”. Nata negli USA si propagò in Europa, seconda per gravità solo al-la crisi del 1929. Pensate all’effetto della crisi nel tempo della globalizzazione e della trasformazione economica.
Per questo urge, come nell’America degli anni Trenta, un New Deal. Questo ci dicono i 20 punti per la qualità della vita degli italiani. 




Sicuramente il reddito di cittadinanza è la proposta più innovativa del M5S, che inverte le politiche di flessibilità del lavoro attuate in Italia negli ultimi 20 anni . È bene ricordare che dal pacchetto Treu che «ha contribuito a creare il fenomeno del precariato in Italia») e dalla Legge Biagi («Alla flessibilità del lavoro, pur prevista nella normativa, di fatto non ha fatto seguito una riforma perpendicolare degli ammortizzatori sociali: sicché una situazione di lavoro flessibile è divenuta sotto alcuni profili una situazione effettiva di precariato») l’Italia (di centrosinistra e centrodestra) ha perseguito solo la strada della flessibilità, senza mai pensare alla sicurezza sociale, con i disastri che abbiamo sotto gli occhi. 
Il modello di flexicurity proposto dal M5S «consiste di una combinazione di estrema facilità di assunzione e licenziamento per il datore di lavoro e consistenti ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti». Insomma, cambiamo totalmente registro, guardando a modelli virtuosi di tenuta economica e sociale. Malgrado i proclami di economisti vicini alle forze governative, «in Italia la flexicurity non è mai [...] stata applicata. Per rispetto dell'intelligenza dei cittadini italiani (che sono stufi di essere presi in giro da sedicenti esperti dell'economia globale) eliminate la parola security» (Nunzia Catalfo).











martedì 20 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 25 (Giovanna Palermo)

Io amo la mia città...
E mi chiedo ancora una volta quanto altro tempo ci vorrà perché i miei concittadini si rendano conto che le logiche feudatarie e massoniche favoriranno sempre e solo gli stessi servi. 
Quando comprenderanno che il loro voto vale più di un bagno, più di un incarico, più di una vana promessa? 
Quando cominceranno a pensare che il sistema clientelare non solo non li favorirà, ma negherà sempre più un futuro ai loro figli e nipoti? 
Quando smetteranno di pensare solo al loro piccolo orticello, felici di ricevere un obolo? 
Quando comprenderanno che questi soliti noti non ci permetteranno di crescere e non favoriranno una ripresa della nostra terra? 
Quando comprenderanno che un popolo povero e senza speranze è più facile da controllare e soffocare? Quando riusciranno a dire no ai loro padroni?
Solo allora avremo recuperato la nostra dignità e il nostro orgoglio sannita. Solo allora potremo insieme far rinascere questa nostra amata terra.

Giovanna Palermo

* * *

Giovanna Palermo è avvocato e insegna criminologia all'Università della Campania "Luigi Vanvitelli".

domenica 18 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 24 (Lavoro, economia, sicurezza sociale nel prossimo futuro 2)

Il grande sforzo nell’elaborazione dei 20 punti per laqualità della vita degli italiani è stato quello di pensare alla tutela di categorie diverse, normalmente pensate come portatrici di interessi divergenti. Se guardiamo in filigrana l’intero Programma del M5S ci renderemo conto di una lettura forte della società italiana nel mondo globalizzato: vanno tutelati gli interessi del 99% (rubo la definizione da “Occupy”) contro quelli dell’1%.

Mentre le grandi multinazionali riescono a bypassare gli apparati legislativi, e quando vengono multate non hanno difficoltà ad affrontare spese irrisorie per loro rispetto ai profitti, i piccoli e medi produttori sono enormemente danneggiati dal ginepraio legislativo esistente in Italia. Per questo strategicamente si è collocata la semplificazione di questa “selva oscura” al primo posto del dei 20 punti.
La riduzione delle tasse deve essere provvedimento generalizzato (IRPEF), ma evocare le piccole e medie imprese significa individuare i soggetti al centro di un nuovo progetto economico: «Un intervento chiaro e programmato dello Stato per garantire il benessere dei cittadini, l’operatività delle imprese, la ricerca e l’innovazione tecnologica è il volano del rilancio del Paese. In questo obiettivo diventa».
Anche sulla tutela dei risparmiatori il M5S vuole rompere con la tradizione vigente. Fino ad ora ad essere tutelati sono stati i grandi gruppi bancari. Il “decreto salvabanche” del 2017, gli scandali relativi a Monte deiPaschi, Banca Veneta mostrano in maniera inequivocabile che chi ha governato il Paese negli ultimi anni ha voluto tutelare esclusivamente quegli interessi, lasciando che migliaia di piccoli risparmiatori perdessero tutto. 
Per questo nel Programma è scritto: «Il M5S vuole dare alla vigilanza bancaria e finanziaria nuovi metodi e strumenti più condivisi ed efficaci, ispirati a maggiore trasparenza, condivisione e responsabilità, allo scopo di garantire la sicurezza e tutela del risparmio».

giovedì 15 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 23 (Lavoro, economia, sicurezza sociale nel prossimo futuro 1)

Il lavoro è l’emergenza del nostro tempo ma anche, paradossalmente, la sua mancanza. Per questo il M5S ha affidato un rigoroso lavoro di indagine ad un noto sociologo (Domenico De Masi) sull’argomento.
Per questo nei 20 punti per la qualità della vita degli italiani molti riguardano, direttamente o indirettamente il tema. Emergono due cose: 1) le forme del lavoro cambiano (causa del combinato disposto di innovazione tecnologica e globalizzazione) molto velocemente, distruggendo più posti di lavoro di quanti ne creino; 2) è necessario che gli Stati implementino gli strumenti per consentire ai cittadini di vivere serenamente, affinché questa non sia «la società del rischio» (Beck). 
La seconda voce del “Programma” (Smart nation) mostra prima di tutto uno sguardo lungo, che nasce dallo studio delle dinamiche in atto, dall’altro la volontà tenace di tenere insieme economia ed ecologia, senza guardare al passato con scelte regressivo. Pensiamo all’auto elettrica come simbolo di questa interconnessione: un nuovo mercato ma anche aria pulita nelle città. Insomma, scelte radicali!
Al terzo punto uno dei cavalli di battaglia del Movimento: il reddito di cittadinanza (cui abbiamo dedicato in questo blog diversi interventi). In particolare spicca la parola flexicurity. È bene ricordare che dal pacchetto Treu che «ha contribuito a creare il fenomeno del precariato in Italia») e dalla Legge Biagi («Alla flessibilità del lavoro, pur prevista nella normativa, di fatto non ha fatto seguito una riforma perpendicolare degli ammortizzatori sociali: sicché una situazione di lavoro flessibile è divenuta sotto alcuni profili una situazione effettiva di precariato») l’Italia (di centrosinistra e centrodestra) ha perseguito solo la strada della flessibilità, senza mai pensare alla sicurezza sociale, con i disastri che abbiamo sotto gli occhi. 
«Il modello consiste di una combinazione di estrema facilità di assunzione e licenziamento per il datore di lavoro e consistenti ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti. Il sistema venne implementato per la prima volta in Danimarca dal Primo Ministro socialdemocratico Poul Nyrup Rasmussen negli anni ’90». Insomma, cambiamo totalmente registro, guardando a modelli virtuosi di tenuta economica e sociale.
La pensione di cittadinanza è il completamento ideale del reddito di cittadinanza in un paese “vecchio” con la vergogna di pensioni che non consentono una vita decorosa. Il rischio da evitare è lo scontro generazionale. 
È bene ricordare che il Consiglio d'Europa, organizzazione internazionale indipendente dall'UE che ha lo scopo di promuovere la democrazia e i diritti umani, ha scritto: «L'ammontare minimo delle pensioni versate alle persone anziane è manifestamente insufficiente per una gran parte di loro perché si situa al di sotto della soglia di povertà». 

(1. Continua)

* * *
Il 23 febbraio il M5S BN dedicherà un focus al tema del lavoro e dell'economia. 

mercoledì 14 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 22 (Due mondi)

«Non sono un esperto di social network ma ho potuto subito constatare con facilità che ogni nostra dichiarazione è commentata con insulti dai sostenitori del Movimento Cinque Stelle. Una mancanza di rispetto che non si addice a una forza che si propone di governare il Paese. Anche perché il moralismo non paga. E il caso dei falsi rimborsi è emblematico in tal senso. Quando sbagliano loro è sempre tutto giustificato. Sorprende poi che a questa pratica non si sottragga un professore di storia e filosofia che non conosco personalmente ma che pure mi dicono essere un docente capace».

Lo scrive Fernando Errico, Sindaco di un piccolo paese del Sannio (San Nicola Manfredi), politico di lunghissimo corso, mastelliano di ferro (nell’UDEUR) fino ad un irrimediabile (per quanto la parola abbia senso in politica) screzio con il ras di Ceppaloni, poi in NCD, approdato in fine in Forza Italia (chiudendo il cerchio con il suo vecchio sodale). Insomma un limpido esempio dell'eterno trasformismo delle classi dirigenti italiche, soprattutto meridionali, su cui ho scritto spesso nelle pagine di questo blog.
Poiché mi chiama in causa voglio tranquillizzarlo: non troverà neanche un insulto nella mia decennale frequentazione dei social o sul mio blog. Se mi appare inutile il dialogo mi limito a cancellare l’interlocutore (una delle cose belle che Facebook mette a disposizione). Non so chi gli abbia fornito questa fake news (altamente offensiva nei miei confronti). Mi pare di capire che il dottor Errico possa contare su un folto esercito di informatori sguinzagliati in Rete a rovistare nelle vite private e nel passato delle persone, alla ricerca di scheletri (che, ahimé, non riescono proprio a trovare).
Non so neanche se ci sia malizia nell’alludere al mio essere docente. Anche su questo voglio tranquillizzarlo: a differenza di alcuni colleghi (e colleghe) e di alcuni (e alcune) dirigenti scolastici, che utilizzano il loro ruolo per fare propaganda politica ad amici e congiunti, io riesco a tenere separati rigorosamente la mia attività di educatore e l’attività politica.
Per il resto, constato la bassezza a cui la paura di non essere eletti spinge (indagare nelle vite altrui, utilizzando un personale su cui stendo un velo pietoso) e, con orgoglio, ribadisco che la scelta il 4 marzo è tra un esercito di “professionisti della politica” che della politica vivono da sempre e un manipolo di persone comuni, con curriculum di assoluto rispetto (come anche lorsignori sono costretti obtorto collo ad ammettere), che porteranno in Parlamento competenza e passione. 
Ah, dimenticavo: finalmente gli Italiani sanno, dopo anni di silenzi e bugie, che il M5S, tagliando lo stipendio dei parlamentari, ha restituito oltre 23 milioni di euro ai cittadini come certificato dal MEF e da tutti i giornali.

martedì 13 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 21 (Diversità a cinque stelle)



Nel 2013 la UIL presentò un dettagliato studio sui costi della politica in Italia, che ammontano a circa 23 miliardi all’anno. Non si tratta di una spesa necessaria alla democrazia ma piuttosto di una delle tante malattie che affliggono il nostro Stato. Ricordo solo, all’interno di tale cifra vertiginosa, quanto incidono i parlamentari, che percepiscono indennità di circa 10 mila euro lordi (cui vanno aggiunti: diaria, rimborso spese, spese di trasporto, spese telefoniche, assistenza sanitaria). Il M5S, da quando è entrato in Parlamento, ha rinunziato ai rimborsi elettorali (circa 40 milioni di euro) e ha obbligato parlamentari e consiglieri regionali a restituire parte delle loro indennità per finanziare il microcredito per le piccole aziende e iniziative locali.
Tra i pochi soldi veri arrivati a Benevento dopo l'alluvione molti ricordano quelli donati dai consiglieri regionali al Rampone.
Nei giorni scorsi, grazie a un servizio delle “Iene si è scoperto che alcuni parlamentari non hanno restituito integralmente quanto dovevano in maniera furbesca.
Luigi Di Maio ha immediatamente detto che, dopo le verifiche, chi si fosse scoperto non in regola (e non per dimenticanza o errore) sarebbe stato espulso dal M5S.
Una parte (assolutamente minoritaria) dell’opinione pubblica ha affermato (come già accadde per l’episodio di Quarto) che il Movimento è identico agli altri partiti.
Io trovo molta disonestà intellettuale in queste uscite. Prima di tutto trovo triste che una persona che non simpatizza per il M5S non riesca a riconoscere il beneficio complessivo che le scelte sopra sintetizzate portano alla comunità. Persone intelligenti arrivano a dire che si tratta solo di pubblicità! Non hanno capito che, invece, normalizzare i costi della politica è una delle ragion d’essere del Movimento. Poi trovo deprimente che l’argomentazione principe sia: sono tutti uguali, quasi che, per un militante di Forza Italia o del PD, sia “normale” raggirare, non mantenere l’impegno preso.
Ho già avuto modo di dire (a partire dalla vicenda di Quarto, che a molti sembrò “la perdita dell’innocenza” dei Cinque Stelle) che, in realtà, proprio la reazione a queste vicende dimostra in maniera evidente la “diversità” di un soggetto politico che ha ereditato, in assoluta solitudine, la “questione morale” posta da Enrico Berlinguer. Mettere alla porta chi deroga alle regole è la diversità! Gli ambiziosi e i disonesti ci sono e ci saranno ovunque e sempre. Il potere e il denaro sono tentazioni eterne a cui non tutti gli uomini sono attrezzati a resistere. La differenza è che ci sono strutture in cui questi vizi non solo sono possibili ma addirittura incentivati o premiati. FI e il PD (o la Lega) pullulano di “impresentabili” che sono sotto processo per i più vari motivi. 
È assolutamente normale che essi aspirino a poter credere che sì, in fondo, «tutti rubano alla stessa maniera». Il sano giacobinismo di cui spesso il M5S è accusato è il rigore che mette regole e ideali prima delle persone. 

È una campagna elettorale strana. Lo dicevamo ieri, durante l’incontro con alcune famiglie in una casa privata.  Ascoltando le voci della strada, le persone comuni, quelle devastate dalla crisi, costrette a vedere i figli partire per il Nord o per l’estero alla ricerca di un lavoro, pare che il M5S debba prender l’80% delle preferenze, unica forza in grado di dar voce al disagio crescente della società. Non so come andrà il voto nel tempo della “liquidità” delle appartenenze. So per certo che per le persone comuni è importante non solo quel che è scritto nel Programma ma anche la fiducia: sanno che da una parte c’è per lo più un ceto di professionisti della politica, adusi ad ogni machiavellismo, eristi della parola; dall’altra uomini e donne normali, destinati a svolgere per alcuni anni un servizio alla comunità, restituendo gran parte di quanto riceveranno per farlo ritornare in circolo. E sanno, soprattutto, che se qualcuno verrà meno a questo solenne impegno senza alcun calcolo sarà messo alla porta
Questa la diversità che rivendichiamo con orgoglio.

sabato 10 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 20 (Coraggio)



Ho ammirazione incondizionata per chi ha il coraggio delle proprie idee. Un poeta (fascista ma grande poeta) ha scritto: «Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui». Dante mette gli ignavi nell’Antinferno. 
Peccato che la concezione “agonistica” e civile della vita del fiorentino non abbia ispirato la letteratura italiana, tutta petrarchesca anche nel pavido rifugio all’ombra dei poteri dati. Per questo motivo ho apprezzato l’endorsement di un nostra concittadina, che con parole vibranti invita tutti a pendere posizione, senza tatticismi. 
Il campo della politica è un campo necessariamente conflittuale. Lascio volentieri alle “anime belle” la nausea e il disgusto per l’asprezza dello scontro. La politica è sempre prosecuzione della guerra con altri mezzi. È ontologicamente “polemica” (e πόλεμος in greco significa appunto guerra). Sento affine chi non ha paura di schierarsi senza calcoli (pur ricoprendo incarichi delicati nella pubblica amministrazione), consapevole della posta in palio. Contro il nichilismo passivo e rassegnato di chi crede immodificabile lo stato di cose presente, inevitabilmente corrotta la politica, ancora una volta qualcuno reclama la possibilità di un cambiamento: rivoluzionario. Non dobbiamo avere paura delle parole! Rosanna reclama questa rottura che si radica da una parte nella condivisione degli ideali e degli obiettivi del Movimento, dall’altra nella scelta delle persone che questi ideali devono far vivere. 



giovedì 8 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 19 (Dove il sentiero non c'è ancora...)

Le elezioni del 4 marzo segneranno un’altra tappa della “rivoluzione gentile” che il Movimento 5 Stelle hai iniziato cinque anni fa nel Parlamento,diversi anni prima nel paese e nella cultura politica. Smentendo i politologi della domenica, che – paragonandolo all’Uomo Qualunque di Giannini – pronosticavano un suo rapido declino, non solo questo anomalo soggetto politico continua ad esistere in ottima salute ma addirittura diventa il primo “partito” italiano. 
Questi mesi hanno visto una trasformazione evidente del M5S. Come tutti i processi di crescita non è stato indolore. Molti attivisti percepiscono una sorta di “tradimento” della purezza delle origini. Il “padre” ha fatto quel passo indietro che già poco prima della morte di Casaleggio aveva provato a fare. Insomma, il M5S è diventato adulto, ha iniziato a “sporcarsi le mani” con l’amministrazione delle città, ha dismesso l’abito (comodo) della protesta per indossare quello pesante del governo e della proposta.
Io continuo a seguire con uno sguardo doppio tale evoluzione nella continuità: dall’interno, come portavoce nel Comune di Benevento, impegnato sulle questioni amministrative, dall’esterno, come appassionato di politica, curioso di un unicum nel panorama europeo e mondiale. Scriveva Emerson: «Non andare dove il sentiero ti può portare;
vai invece dove il sentiero non c'è ancora e lascia dietro di te una traccia». Ecco, mi pare che il M5S stia andando dove non c’è sentiero e che, in ogni caso, lascerà una traccia indelebile nella storia politica italiana. Un grande rischio, una grande opportunità...
In questo processo è stata fatta una scelta ardita: aprirsi alla cosiddetta “società civile”, candidando nei collegi uninominali personalità di valore e riconosciute sui territori. Anche questa non è stata una scelta indolore. Molti “operai” del Movimento (di cui mi sento orgogliosamente parte) si sono sentiti quasi messi da parte, come se il tempo gratuito dedicato a testimoniare i principi e le idee o ad agire fossero stati dimenticati. Io non so come andrà a finire, ma ritengo questa scelta lungimirante. 
Intorno a noi c’è una politica “corrotta”, non tanto e non solo nel senso ordinario del termine, quanto in quello fisiologico: linguaggi morti, parole senza vita che corrispondono alla politica come professione.  Se si scorrono le liste e i nomi nei collegi delle due coalizioni sembra che il tempo si sia fermato. Ero giovane quando Mastella e Del Basso De Caro si contendevano l’egemonia sul Sannio. 
Il M5S sannita mette in campo, invece, attivismo, competenza e passione. Pasquale Maglione, Sabrina Ricciardi, Angela Ianaro e Danila De Lucia sono speranza di riscatto per questa terra che non si è mai liberata da una visione feudale della politica. 
Per loro, per noi, mi batterò in questo mese con i miei umili strumenti da operaio della politica.