martedì 13 febbraio 2018

La rivoluzione gentile 21 (Diversità a cinque stelle)



Nel 2013 la UIL presentò un dettagliato studio sui costi della politica in Italia, che ammontano a circa 23 miliardi all’anno. Non si tratta di una spesa necessaria alla democrazia ma piuttosto di una delle tante malattie che affliggono il nostro Stato. Ricordo solo, all’interno di tale cifra vertiginosa, quanto incidono i parlamentari, che percepiscono indennità di circa 10 mila euro lordi (cui vanno aggiunti: diaria, rimborso spese, spese di trasporto, spese telefoniche, assistenza sanitaria). Il M5S, da quando è entrato in Parlamento, ha rinunziato ai rimborsi elettorali (circa 40 milioni di euro) e ha obbligato parlamentari e consiglieri regionali a restituire parte delle loro indennità per finanziare il microcredito per le piccole aziende e iniziative locali.
Tra i pochi soldi veri arrivati a Benevento dopo l'alluvione molti ricordano quelli donati dai consiglieri regionali al Rampone.
Nei giorni scorsi, grazie a un servizio delle “Iene si è scoperto che alcuni parlamentari non hanno restituito integralmente quanto dovevano in maniera furbesca.
Luigi Di Maio ha immediatamente detto che, dopo le verifiche, chi si fosse scoperto non in regola (e non per dimenticanza o errore) sarebbe stato espulso dal M5S.
Una parte (assolutamente minoritaria) dell’opinione pubblica ha affermato (come già accadde per l’episodio di Quarto) che il Movimento è identico agli altri partiti.
Io trovo molta disonestà intellettuale in queste uscite. Prima di tutto trovo triste che una persona che non simpatizza per il M5S non riesca a riconoscere il beneficio complessivo che le scelte sopra sintetizzate portano alla comunità. Persone intelligenti arrivano a dire che si tratta solo di pubblicità! Non hanno capito che, invece, normalizzare i costi della politica è una delle ragion d’essere del Movimento. Poi trovo deprimente che l’argomentazione principe sia: sono tutti uguali, quasi che, per un militante di Forza Italia o del PD, sia “normale” raggirare, non mantenere l’impegno preso.
Ho già avuto modo di dire (a partire dalla vicenda di Quarto, che a molti sembrò “la perdita dell’innocenza” dei Cinque Stelle) che, in realtà, proprio la reazione a queste vicende dimostra in maniera evidente la “diversità” di un soggetto politico che ha ereditato, in assoluta solitudine, la “questione morale” posta da Enrico Berlinguer. Mettere alla porta chi deroga alle regole è la diversità! Gli ambiziosi e i disonesti ci sono e ci saranno ovunque e sempre. Il potere e il denaro sono tentazioni eterne a cui non tutti gli uomini sono attrezzati a resistere. La differenza è che ci sono strutture in cui questi vizi non solo sono possibili ma addirittura incentivati o premiati. FI e il PD (o la Lega) pullulano di “impresentabili” che sono sotto processo per i più vari motivi. 
È assolutamente normale che essi aspirino a poter credere che sì, in fondo, «tutti rubano alla stessa maniera». Il sano giacobinismo di cui spesso il M5S è accusato è il rigore che mette regole e ideali prima delle persone. 

È una campagna elettorale strana. Lo dicevamo ieri, durante l’incontro con alcune famiglie in una casa privata.  Ascoltando le voci della strada, le persone comuni, quelle devastate dalla crisi, costrette a vedere i figli partire per il Nord o per l’estero alla ricerca di un lavoro, pare che il M5S debba prender l’80% delle preferenze, unica forza in grado di dar voce al disagio crescente della società. Non so come andrà il voto nel tempo della “liquidità” delle appartenenze. So per certo che per le persone comuni è importante non solo quel che è scritto nel Programma ma anche la fiducia: sanno che da una parte c’è per lo più un ceto di professionisti della politica, adusi ad ogni machiavellismo, eristi della parola; dall’altra uomini e donne normali, destinati a svolgere per alcuni anni un servizio alla comunità, restituendo gran parte di quanto riceveranno per farlo ritornare in circolo. E sanno, soprattutto, che se qualcuno verrà meno a questo solenne impegno senza alcun calcolo sarà messo alla porta
Questa la diversità che rivendichiamo con orgoglio.

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