martedì 15 maggio 2018

Perché questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai


Mentre continuano le trattative tra M5S e Lega per la stipula di un “contratto” e di un patto di legislatura, continuo ad elaborare in pubblico e dialogicamente i motivi per cui questa scelta è profondamente sbagliata per l’Italia e per il Movimento.

1) Con una logica che già Vincenzo Cuoco criticava (col senno di poi), ripensando all’esperienza della Repubblica napoletana, si vuole importare uno strumento elaborato in Germania, dove esiste un presupposto fondamentale totalmente assente da noi: il reciproco rispetto tra due forze politiche che data almeno quaranta anni. Quando nei post precedenti ho messo in fila esternazioni di Fo, Grillo, Di Battista, Fico, lo stesso Di Maio, ne emergeva un giudizio desolante sulla Lega (che per me rimane immutato). Come è possibile un accordo duraturo con chi non stimi? Davvero è pensabile che un “contratto”, per quanto dettagliato, possa surrogare una reciproca disistima?
2) Ho elaborato un argomento che ritrovo pari pari in Alessandro Gilioli (uno dei migliori commentatori politici odierni). Uso le sue parole, ovviamente. 
Come si affronteranno le emergenze diplomatiche o economiche senza un comune “sentire”?
3) Il Vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana, nell’illustrare le difficoltà dell’accordo, dice: «Loro lì hanno un approccio ideologico. Ma io non voglio fare un governo a tutti i costi, e poi dovere andare dai miei elettori veneti a dire che la Pedemontana che attendono da vent'anni non la si fa perché siamo diventati tutti ecologisti. Ci inseguirebbero coi forconi». Questa frase è la spia di una (in)sensibilità inconciliabile con tutto ciò in cui credo (a questo punto devo iniziare a dubitare) creda il M5S (o comunque buona parte del suo elettorato). C’è dell’irrisione nelle parole di Fontana: non si scempia l’ambiente perché... siamo diventati tutti ecologisti.
Nella discussione in rete ci sono state quattro gruppi omogenei:
a)    chi ha apprezzato e condiviso la mia scelta;
b)    chi (non del M5S) l’ha apprezzata;
c)    chi (nel M5S) non l’ha apprezzata e non l’ha condivisa (invitandomi ad andarmene a prescindere);
d)    chi (non del M5S) non l’ha apprezzata, ritenendola tardiva e ingenua. 
Ringrazio tutti per essere intervenuti.
Rispondo:
a)    grazie: le vostre parole e i vostri messaggi mi fanno sentire meno solo in un momento difficile della mia vita;
b)    il M5S, organismo giovane, deve imparare a gestire la diversità di opinione, pena il tradimento della democrazia diretta e partecipata; non è casuale che questa fase così delicata segua l’accentuazione dell’aspetto verticistico del Movimento stesso;
c)    non ho molto da dire al gruppo c, poco rispettoso delle diversità di opinione che, se in buona fede, sono sempre ricchezza;
d)    l’esito (se sarà questo) non era (non è) scontato; molte le possibilità evolutive del M5S. Questa sicuramente la peggiore per quanto mi riguarda.
Infine, molti amici mi stanno invitando in pubblico e in privato a rimanere in Consiglio pur uscendo dal M5S, come testimonia tra gli altri Pierino Mancini
Voglio rassicurare un po’ tutti, in particolare chi aspetta con ansia che me ne vada (poracci/e). Chi mi conosce sa bene che non potrei in nessun caso recedere da questa decisione. Sono stato eletto sotto un simbolo. Non ho mai considerato quei voti “miei”. Credo che il M5S abbia sempre affermato la “spersonalizzazione” della politica che io condivido. La via maestra è dimettersi ed, eventualmente, se e quando sarà, sottoporsi di nuovo al giudizio popolare (anche se ci ho messo dieci anni a riprendere impegno politico dopo abbandono di Rifondazione: non so quanti ce ne vorranno ora!). Quindi, grazie di cuore per gli attestati di stima, ma la coerenza per me è valore assoluto se si vuole ritessere legame tra etica e politica. In caso contrario, come è stato scritto, entrerei nel novero anonimo dei voltagabbana di ogni tempo, sarei l’ennesima incarnazione di quella maschera tutta italica del trasformista che, «per il bene della Nazione» et cetera...

P.S.

Sto rifiutando qualunque comparsata televisiva (e continuerò a farlo). Ho invece accettato un breve intervento radiofonico su «Zapping».
Il «Manifesto» di oggi ha voluto dedicare un articolo alle mie posizioni.
Ringrazio «Il Vaglio» per l'attenzione che sta riservando alla mia vicenda. Spero di dare risposta esaustiva, a cose fatte, a tutte le sollecitazioni. Ultima quella, come sempre raffinata e profonda, di Giovanni Barra.





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